No, non è davvero facile mantenere freddezza e capacità analitica quando un paese è in guerra e la retorica bellicista la fa da padrona. Non è facile mantenere la schiena dritta, denunciando eccessi, crimini, manifestando sdegno e dolore anche quando ad essere colpiti, uccisi, mutilati, sono i “nemici”. Non è facile, ma c’è chi ci riesce nell’Israele in guerra. Sono i giornalisti che le lettrici e i lettori di Globalist hanno imparato a conoscere, e penso ad apprezzare, nel corso di questi terribili, scioccanti, quindici mesi di guerra. E anche prima, quando sulla tragedia palestinese era scesa una cappa di silenzio, come se non esistesse più. Sono gli analisti, gli inviati, i reporter di Haaretz, un grande giornale, tale non solo per il numero di copie vendute – irraggiungibili anche per i giornaloni italiani, peraltro in costante, e non casuale calo di copie – ma soprattutto grande per la fierezza quotidiano con cui difende e pratica l’indipendenza di giudizio, di linea, attirandosi per questo l’ira funesta della destra oltranzista che oggi governa Israele.
Haaretz non fa sconti. A nessuno. E scrive, documenta, difende verità scomode.
Israele ha trasformato una guerra di difesa giustificata in una campagna di uccisione ingiustificabile
È una di queste verità.
A declinarla è Uri Misgav.
Scrive Misgav: “Il parlamentare del Likkud Moshe Saada è stato intervistato dalla stazione radio Haredi Kol Barama e ha dichiarato di non avere alcun problema con la morte dei bambini di Gaza. “L’unico modo per ripristinare la sicurezza è continuare l’assedio a Gaza. Il nostro errore è che non l’abbiamo fatto finora”. Saada è apparentemente una persona ragionevole, un giurista che ha lavorato nel dipartimento di indagini interne alla polizia del ministero della Giustizia, un uomo di fede. Tuttavia, l’idea di affamare Gaza è diventata da tempo prevalente, non solo nella parte religiosa kahanista-ultranazionalista dello spettro politico.
Il generale maggiore in pensione ed ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano Giora Eiland ha abbracciato questa idea e, insieme ad altri generali in pensione, ha ideato un piano soprannominato “piano dei generali”.
Eiland e i suoi amici hanno esaminato il diritto internazionale e la storia militare e hanno scoperto che è legale e legittimo strangolare e soffocare un’intera regione. Lo chiamano “assedio”. La sua attuale attuazione sul campo è ufficialmente negata, ma nel frattempo i bambini di Gaza stanno morendo e congelando nelle tende allagate dalla pioggia.
Anche le muse dicono la loro. Il cantante Avraham Tal ha spiegato in un’intervista che crede che “non tutti i figli di Abramo debbano riempire questa terra… sono stati sottoposti al lavaggio del cervello per generazioni per odiarci… la storia si ripete. Una volta erano i crociati a commettere atrocità, ora sono i musulmani”.
Tal sembra pensare che ora sia il nostro turno. “Dobbiamo proteggerci come Stato ebraico. Ascolta, se un bambino di tre anni inizia a ricevere una buona istruzione, c’è qualche speranza, ma è molto debole… spazzare via un popolo non è ebraismo. Ma dobbiamo eliminare Hamas, compreso chiunque sia coinvolto. Sembra che ci siano tutti”. Non ho capito bene cosa sia l’ebraismo: sono tutti o no? Dobbiamo eliminarli tutti o no?
Il sito web Hottest Place in Hell ha riportato, e l’Idf ha confermato, che un comandante della Brigata Nahal ha sparato e ucciso un palestinese che stava assistendo le forze militari israeliane a Rafah, nella Striscia di Gaza. In questo incidente, il palestinese era stato costretto a fare da scudo umano, cioè a entrare in edifici sospetti per farsi saltare in aria nel caso in cui fossero dotati di trappole esplosive. Il comandante, che non era a conoscenza delle condizioni di impiego dell’uomo, lo vide con i soldati e lo giustiziò. Tanti strati di crudeltà e perdita di umanità. Quanto siamo caduti in basso?
Non sono solo le forze di terra e non sono solo le unità comandate da persone che hanno sostituito la spada e il ramo d’ulivo dell’esercito con un distintivo che mostra la corona del messia. L’aviazione sta polverizzando incessantemente ciò che resta di Gaza, con sempre più “attacchi aerei” e “obiettivi terroristici”. I piloti effettuano questi attacchi, i loro comandanti li approvano e i giuristi li legittimano.
La zona di morte automatica che divide la Striscia di Gaza è chiamata “corridoio di Netzarim”. Ma Netzarim era un minuscolo insediamento ebraico [prima di essere evacuato nel 2005] eppure il corridoio è largo chilometri. E’ mai esistito un corridoio largo quanto una città? Usano anche un termine sbiadito preso dal gergo scientifico, chiamandolo “perimetro”. Stanno cercando di crearne uno anche in Libano e sulle alture del Golan. Ho ricevuto un video che mostra dei soldati che portano un rotolo della Torah, cantando e ballando, in un avamposto siriano conquistato dalle Forze di Difesa Israeliane. Nel kibbutz di Hanita, il primo degli insediamenti a torre e a palizzata creati nella Palestina mandataria prima del 1948, c’è stato un congresso di fondazione di stravaganti che sognavano di insediarsi nella città libanese di Marjayoun.
Per 15 mesi, Israele è stato tenuto prigioniero, soggiogato. Quello che era iniziato come un terribile trauma e una guerra di difesa giustificata si è trasformato in una campagna di uccisioni e vendette che non ha fine. In che modo questo contribuisce alla sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini? La perdita della propria umanità, la svalutazione della vita umana e la disumanizzazione dell’arabo, comportano un pesante prezzo interno, non per il tribunale dell’Aia, ma per il sacrificio di ostaggi e soldati e per ciò che siamo diventati.
L’esame di coscienza e i dilemmi morali delle generazioni precedenti appaiono come una lontana illusione crepuscolare, ormai dimenticata. Questi pensieri sono stati espressi da poeti e romanzieri come Alterman, S. Yizhar, Amos Oz, David Grossman, ma anche da generali come Amram Mitzna ed Eli Geva alla vigilia dell’ingresso a Beirut nella prima guerra del Libano. Questa è la vittoria totale dei nemici della “israelicità”, dai morti Sinwar e Nasrallah al politico di destra radicale Smotrich, questa settimana ha spiegato che “le città di Nablus, al-Funduq e Jenin [in Cisgiordania] devono assomigliare a Jabalya”. Ora siamo diventati Hamas”.
Il j’accuse di Levy
Quando si parla di giornalismo, e giornalisti, con la schiena dritta, il pensiero va anzitutto a chi di questo giornalismo indipendente, davvero e non nominalmente, è sempre stato l’antesignano: Gideon Levy.
Scrive Levy, sempre su Haaretz: “La scorsa settimana, il fotografo Alex Levac e io abbiamo visitato il campo profughi di Balata, nella città cisgiordana di Nablus, per indagare sulle circostanze dell’uccisione di due civili innocenti nel corso di un’operazione dell’unità antiterrorismo sotto copertura Duvdevan dell’esercito. Una era una donna di 80 anni che camminava innocentemente per strada. L’altro era un barbiere di 25 anni che stava facendo colazione in cucina con la sua famiglia.
Dopo l’operazione, le Forze di Difesa Israeliane e il servizio di sicurezza Shin Bet hanno dichiarato che “il comandante dell’ala militare di Fatah, “che è stato ucciso dalle forze dell’ordine”, aveva “finanziamenti iraniani, legami con il Libano e un piano per attacchi all’interno di Israele”. Che sciocchezze. Gli uomini assassinati hanno sempre “pianificato attacchi”. Anche i due bambini di 8 e 10 anni che l’esercito ha ucciso in un attacco aereo mercoledì a Tammun stavano pianificando attacchi.
Testimoni oculari a Balata ci hanno raccontato che i soldati sono scesi da un veicolo e hanno iniziato a sparare ai passanti. Ed è così che la donna anziana e il barbiere sono stati uccisi.
Questa settimana, un ricercatore sul campo di B’Tselem, Abd al-Karim Sa’adi, ci ha inviato un video che mette in una luce ancora peggiore questa dubbia operazione di assassinio, questa uccisione in pieno giorno nel mezzo di un affollato campo profughi. La forza Duvdevan è arrivata al campo travestita da squadra medica e i soldati sono usciti da un’ambulanza palestinese.
Il video mostra l’ambulanza che si fa strada in un vicolo affollato, tra chioschi e pedoni. Era mattina e l’ambulanza era nuova, con targa palestinese. Forse erano state rubate o forse erano state fatte apposta per questa operazione di assassinio. Circa una mezza dozzina di soldati sono emersi, tra lo sgomento della gente in strada. Il video li mostra mentre corrono per salvarsi.
Quindi l’Idf utilizza le ambulanze per le operazioni di assassinio. È difficile pensare a un modo più spregevole di invadere un campo profughi affollato in una bella mattinata per uccidere dei ricercati, ma anche degli innocenti, che usare le ambulanze. Questo non solo è vile e criminale, ma mette anche in pericolo ogni vera ambulanza che viaggia in Cisgiordania d’ora in poi.
Proprio come a Tammun martedì, anche a Balata il 19 dicembre era impossibile portare a termine queste operazioni senza uccidere innocenti. Ma l’uso di un’ambulanza da parte di un’unità d’élite fa salire di un altro gradino il totale disprezzo dell’IDF per il diritto internazionale.
La risposta dell’Idf non ha fatto altro che peggiorare le cose: “L’Idf si impegna a rispettare il diritto internazionale e opera di conseguenza”. Bla, bla, bla. “L’incidente in questione sarà oggetto di indagine. L’inchiesta esaminerà l’uso del veicolo nel video e le affermazioni secondo cui sono stati feriti dei civili non coinvolti”. Ancora bla, bla, bla.
C’è a malapena una parola di verità in questa risposta. L’Idf s’impegna a rispettare il diritto internazionale ed esaminerà l’uso del veicolo, senza nemmeno ammettere che il “veicolo” era un’ambulanza.
Guardate quelle abominevoli organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza. Guardate come si nascondono negli ospedali, trasformano le sale operatorie in posti di comando e le sale parto in arsenali di missili. La loro brutalità non conosce limiti: mettere in pericolo i pazienti in questo modo, disprezzare il diritto internazionale in questo modo. E guarda la nostra purezza di armi. Non c’è nessuno più puro di noi, nessun esercito più morale dell’Idf.
L’unità portavoce dell’IDf spiegherà senza dubbio che l’uso delle ambulanze palestinesi da parte dell’esercito, così come l’uso dei droni, ha lo scopo di salvare le vite dei soldati. E perché Hamas si nasconde negli ospedali se non per salvare le vite dei suoi combattenti? Che differenza c’è tra un combattente palestinese che si nasconde nei sotterranei di un ospedale e un soldato israeliano che si nasconde in un’ambulanza?
“Ehi, la jeep, ehi la jeep”, recitava una canzone scritta da Haim Hefer nel 1948 ed eseguita dalla troupe Chizbatron. “Ehi, l’ambulanza”, cantavano i soldati del Duvdevan quasi otto decenni dopo, mentre si dirigevano verso un altro assassinio.
Una maqama scritta da Yossi Ben-Ezra, “La mia unità”, appare su un certificato di apprezzamento che una volta ho ricevuto dai soldati Duvdevan, in un’epoca molto diversa, dopo aver parlato con loro. “Porterò i vostri valori in tutti e 248 i miei organi / e con coraggio affronterò tutte le mie missioni … Non chiederò perché e le porterò a termine scrupolosamente”, si legge.
Non chiedetevi perché, soldati Duvdevan. Nascondetevi nelle ambulanze e uccidete una donna anziana per strada. Dopo Gaza, vi è permesso fare qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa”.
Così Levy. Non c’è altro da aggiungere. O forse sì. Qualcosa da aggiungere c’è e riguarda chi fa informazione nel fu Belpaese. Sono gli ultras di Netanyahu in servizio permanente effettivo nei talkshow televisivi o nelle articolesse dei giornali. Sono quelli per cui sempre e comunque Israele resta l’”unica democrazia in Medio Oriente” e chiunque osa eccepire è un antisemita, un sostenitore dei “criminali stupratori palestinesi”. Costoro non hanno un briciolo del coraggio di un Levy, di un Misgav, delle giornaliste e giornalisti di Haaretz e dell’Israele che resiste alla deriva razzista, bellicista, fascista. Gli ultras d’Israele dovrebbero imparare a memoria articoli come quelli pubblicati da Globalist e da poche altre testate italiani. Ma non lo faranno. Perché quelli articoli fanno pensare, riflettere. E gli ultras d’Israele non se lo possono permettere.